Documento Politico Roma Pride 2018

La notte del 28 giugno del 1969 la comunità omosessuale e trans di New York, stanca dei continui soprusi della polizia, si ribellò rivendicando la propria libertà e il proprio orgoglio.
Quei disordini, passati alla storia come i Moti di Stonewall, furono animati da un gruppo di persone emarginate dalla società per la loro sessualità, affettività, etnia, estrazione sociale e comportamenti considerati fuori dalla norma.
Ancora oggi noi lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersessuali, asessuali (LGBTQIA+) celebriamo quella notte in tutto il mondo con la manifestazione di piazza più irriverente, disobbediente, chiassosa, disinibita, oscena, esagerata, scostumata, libertina, carnascialesca, eccessiva, blasfema, provocatoria, esibizionista e colorata: il Pride.
Con questo spirito dal 1994 il Roma Pride invade le strade della Capitale per celebrare la propria comunità multiforme, unita dall’orgoglio di essere se stessa e dai suoi valori di laicità, libertà e uguaglianza per tutte e tutti. Ci battiamo contro ogni forma di repressione, sopruso, autoritarismo e totalitarismo riconoscendoci pienamente nei principi del pacifismo, dell’antisessismo, del femminismo, dell’antirazzismo e, soprattutto, dell’antifascismo.

Siamo una Brigata Arcobaleno, un avamposto di opposizione e resistenza all’avanzata di vecchi e nuovi fascismi.
Siamo l’incubo peggiore di chi vuole una società schiacciata nell’omologazione, negli stereotipi di genere, nel binarismo sessuale e nell’adesione forzata a modelli sociali e culturali ormai ampiamente superati anche dalle realtà familiari attuali, soffocando tutto ciò che ad essi non vuole conformarsi.

La nostra lotta diventa più urgente anche a causa di una delle peggiori campagne elettorali della storia della Repubblica, intrisa di odio, violenza e intolleranza per mero calcolo di voti. In questo quadro proliferano formazioni e movimenti politici che si richiamano, direttamente o indirettamente, agli orrori del nazi-fascismo e che trovano spazio nelle istituzioni e nei media, che finiscono per legittimarle. Alcune di queste realtà addirittura continuano ad essere ammesse alla competizione elettorale nonostante le radici antifasciste della nostra Repubblica ne richiederebbero invece la chiusura.
Mentre avviene questa preoccupante trasformazione, si perde la vera politica e i politicanti restano a guardare abbandonando le forze sociali che giorno per giorno cercano di presidiare il territorio. Il culto del leader, il finto dialogo diretto col popolo, il fastidio ostentato per i corpi intermedi e per i luoghi di elaborazione politica libera, contribuiscono inesorabilmente a indebolire il tessuto democratico del Paese. Constatiamo, purtroppo, che queste pratiche non sono più appannaggio delle sole destre ma si fanno strada anche nei partiti che si richiamano ai valori del progressismo. Così si riducono gli spazi di aggregazione e si sgomberano quelli di elaborazione politica libera, quelli storici del femminismo e di liberazione delle donne dalle diverse forme di sopraffazione patriarcale, si ignorano e si impoveriscono le associazioni, si irridono e disertano le piazze, avvantaggiando proprio le forze più retrive e oscurantiste.
L’avanzata di nuovi e vecchi fascismi è un fenomeno che sta interessando tutto l’Occidente, con venti di guerra che ricominciano a soffiare sempre più impetuosi, alimentando il rialzarsi di confini, geografici e psicologici, per escludere i “diversi”; tutto questo accade davanti al totale smarrimento delle forze politiche autenticamente democratiche, impreparate a gestire questa drammatica fase.
Nella consapevolezza di questa situazione, il Roma Pride vuole riaffermare il ruolo del movimento LGBTQIA+ nel contrasto a queste involuzioni. Abbiamo scelto di immaginarci come una Brigata Arcobaleno che resiste a queste pericolose trasformazioni.
In una società realmente libera, non esistono modalità di relazione, identità di genere e sessuali, comportamenti e orientamenti, corpi e canoni estetici più giusti di altri. Riteniamo essenziale un lavoro sociale e culturale che porti al superamento degli schemi binari maschio/femmina, dei modelli e degli stereotipi di genere e della supremazia, nelle modalità in cui è definita l’intera società, del modello di maschio, bianco, occidentale, abile, cattolico ed eterosessuale su cui è costruito tutto e da cui tutto discende, che inevitabilmente rende “l’Altro” non previsto e discriminato.

La fluidità e la non conformità di genere dovrebbero essere valori per la nostra società, peccato che questa le soffochi attraverso una narrazione ed una prassi che semplicemente non le prevedono.
Particolare attenzione va anche riservata alle persone che, per proprie caratteristiche e per condizioni di salute o sociali, subiscono pluridiscriminazioni e più di altre rischiano di essere marginalizzate ed escluse.

In quest’ottica è centrale sostenere la lotta che le persone con disabilità portano avanti contro una società che li ignora. Chiediamo inoltre parità di accesso all’informazione, alla formazione e alle attività della vita quotidiana in genere anche per chi lotta da anni per il riconoscimento e la visibilità della loro differenza.
Tutto è differenza e niente è normalità; vogliamo la liberazione di tutte e tutti, anche di chi è considerato “normale”.
Nel portare avanti la nostra lotta pensiamo sia necessario intraprendere un percorso di azione comune con tutte le altre forze sociali e democratiche del Paese, nella consapevolezza che oggi più che mai sia essenziale riaffermare il valore dell’intersezionalità delle lotte.

Le nostre rivendicazioni, infatti, sono strettamente legate e intrecciate con le istanze dei movimenti femministi, con quelle dei movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici, con la difesa della libertà di movimento di tutte le persone migranti, con la tutela dell’autodeterminazione delle persone in ogni fase della propria vita, con la difesa dei beni comuni e dell’ambiente e con tutte quelle battaglie che mettono al centro la persona, i suoi diritti e la sua dignità. Ci uniamo alle lotte di queste soggettività in un’alleanza che contrasti un sistema economico, sociale e politico basato su logiche di competizione ed individualismo. Per questo combattiamo al loro fianco e chiediamo a tutte di unirsi a noi nella resistenza giorno per giorno, strada per strada, per contrastare il ritorno del fascismo e il persistere dell’odio, del sessismo e della discriminazione.
Ribadiamo la centralità della libertà di autodeterminazione delle persone come antidoto principale a ogni forma di autoritarismo. La rivendichiamo con forza perché riteniamo che ogni persona debba poter scegliere liberamente e consapevolmente su di sé e sul proprio corpo senza l’ingerenza dello Stato, della Chiesa, delle religioni o di quei moralismi di varia natura che pretendono di poter stabilire a nome della collettività ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La laicità di tutte le istituzioni deve essere il fondamento primario della nostra società.
In un periodo storico in cui le forze più retrive e oscurantiste provano a mettere in discussione le conquiste di civiltà del passato, ribadiamo l’importanza di lasciare a ciascuna donna la libertà di scelta sul proprio corpo in tema di gravidanza. Pretendiamo una corretta applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza affinché ogni presidio ospedaliero assicuri a tutte le donne questo diritto senza subordinarlo alla “coscienza” del personale medico.

Chiediamo la fine delle mutilazioni rituali sui genitali di bambini e di bambine praticate in alcune culture.
Chiediamo inoltre la fine degli interventi chirurgici arbitrari inflitti alle persone intersessuali per conformare i loro corpi ai modelli binari maschio-femmina, senza lasciare loro la libertà di scegliere per sé in una fase di piena consapevolezza.
Allo stesso modo chiediamo un cambiamento radicale nella narrazione e nel trattamento delle persone trans, fuori dai processi forzati di patologizzazione e di psichiatrizzazione. Le persone trans che lo desiderano devono avere il diritto di accesso gratuito ai percorsi di transizione e tutti i presidi sanitari devono essere in grado di accogliere e supportare le loro istanze, comprese quelle dei e delle minori con le loro famiglie.

Denunciamo con forza la discriminazione a cui le persone trans sono sottoposte, che si basa sul bisogno violento nella nostra società di inscatolare le persone dentro due categorie ineluttabili e inadeguate come “maschio” e “femmina”. Crediamo che sia tempo di smettere di parlare di “corpo sbagliato” o “corpo prigione” per la generalità delle persone trans. L’esperienza individuale merita rispetto e un autentico sforzo di comprensione, senza scadere in inutili generalizzazioni. Si rende urgente un intervento legislativo di modifica della legge 164/1982 per recepire quanto già sancito dalle corti, ossia la fine dell’obbligo dell’intervento chirurgico per ottenere la riattribuzione anagrafica del sesso.
Rivendichiamo la libertà di costruire i nostri progetti di vita con chi vogliamo, quindi rigettiamo il modello della coppia monogama come unico simbolo dei sentimenti autentici. Pensiamo che ciascuno e ciascuna di noi meriti riconoscimento e tutela, sia nella sua individualità, sia nelle forme di affettività e di relazione, sessuali e non, che desidera, anche fuori dai modelli “tradizionali”, nel rispetto di tutte le soggettività coinvolte.

Chiediamo una riforma radicale del diritto di famiglia che punti a eliminare ogni residuo patriarcale, eterosessista e clericale. Vogliamo l’estensione degli istituti del matrimonio e dell’unione civile a tutte le coppie, a prescindere dal sesso di chi le compone; chiediamo inoltre che venga riconosciuta pienamente la genitorialità all’interno delle coppie omosessuali. È la strada del riconoscimento alla nascita, già intrapresa da molti comuni, quella che garantisce diritti pieni ai nostri figli e alle nostre figlie. Tale riconoscimento dovrà essere attuato in tutto il Paese attraverso una legislazione chiara che sia un’assunzione di responsabilità da parte della politica nazionale. Si dovranno inoltre garantire gli stessi diritti anche ai figli e alle figlie già nate, comprese quelle con genitori separati, che hanno fino ad oggi pagato il prezzo dell’indifferenza dello Stato. Riteniamo comunque necessaria una riforma della legge sulle adozioni che apra l’istituto a tutte le persone maggiorenni e idonee, singole o in coppia, a prescindere dal proprio orientamento sessuale e identità di genere. Riteniamo che l’adozione debba poter essere una scelta e non l’unico mezzo con cui realizzare il proprio progetto genitoriale. Ecco perché rivendichiamo l’accesso pieno alle tecniche e ai percorsi di procreazione medicalmente assistita per tutte e tutti. Riteniamo indispensabile l’abrogazione del divieto all’accesso alla fecondazione eterologa per le coppie formate da donne e per le donne singole e una normativa che permetta anche nel nostro Paese la gestazione per altri e altre (GPA), nel pieno rispetto della dignità e della libertà di autodeterminazione di tutte le persone coinvolte.

Rigettiamo la sessuofobia e il moralismo con cui ancora oggi si condanna la sessualità libera.
La nostra libertà sessuale è il frutto di decenni di lotte, del sangue, delle lacrime e della solitudine di tante compagne e compagni che hanno combattuto quando era molto difficile farlo.
Rivendichiamo le conquiste raggiunte e rilanciamo la lotta per un Paese che non sia più ostaggio di una concezione del sesso bigotta, perbenista e ipocrita.

In un periodo di sempre maggiori tagli ai fondi destinati alla sanità pubblica, chiediamo che lo Stato si impegni maggiormente a tutela della salute di tutti i cittadini e tutte le cittadine attraverso sanità gratuita e realmente accessibile. In particolare, richiediamo un maggiore impegno nella prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST), tramite campagne informative e programmi educativi sulle diverse modalità con cui poter vivere una sessualità libera e consapevole, fuori dai pregiudizi che vorrebbero alcune categorie più a rischio di altre, ma rimarcando il principio fondamentale che sono i comportamenti ad essere rischiosi.

Riteniamo essenziale in particolare una campagna di sensibilizzazione che inviti a fare il test HIV anche in seguito ai dati allarmanti dell’Istituto Superiore della Sanità che attestano come oltre il 50% di nuovi casi di persone positive all’HIV vengano scoperti solamente in fase tardiva e, in diversi casi, dopo aver sviluppato una seria condizione definente l’AIDS, con un sistema immunitario indebolito. Non possiamo dimenticare le altre IST per le quali l’uso del profilattico, maschile e femminile, rimane, ad oggi, il metodo più efficace per proteggersi. Parallelamente pensiamo sia importante che le istituzioni si facciano carico di una corretta informazione sulla profilassi pre-esposizione (PreP), strumento utile di contrasto alla diffusione dell’HIV ma che non protegge dalle altre IST. Una corretta informazione sulla PreP, al centro di duri confronti anche dentro alle nostre comunità, non può che partire dalla consapevolezza che si tratta di un protocollo medico e che ogni soluzione fai-da-te espone a rischi maggiori. Rigettiamo, però, ogni approccio moralista su uno strumento a cui la comunità scientifica riconosce, quando correttamente usato, impatti positivi nel contrasto all’HIV.

Affinché il contrasto alle IST sia effettivo riteniamo essenziale che lo Stato promuova la gratuità dei controlli ad esse legati, la defiscalizzazione e la riduzione dei prezzi di questi dispositivi medici (arrivando alla gratuità del profilattico maschile e di quello femminile) e riteniamo essenziale il pieno sostegno dei consultori pubblici, negli anni svuotati di ogni funzione di controllo e servizio sul territorio, senza tralasciare le realtà associative del terzo settore che si dedicano alla prevenzione attraverso consultori e test di diagnosi per le IST.

Per la tutela della salute ribadiamo la necessità di dichiarare illegali le cosiddette “terapie riparative” che, prive di ogni fondamento scientifico, si traducono in vere e proprie violenze organizzate nei confronti dei soggetti più deboli.
Ancora oggi, nonostante anni di battaglie, continuiamo a trovarci in un Paese dove l’omo- lesbo-bi-transfobia è un fenomeno molto diffuso come dimostra il susseguirsi di episodi di violenza. È necessario che il Parlamento legiferi per contrastare questi fenomeni e che si attuino politiche educative e formative nella scuola e nel lavoro che puntino a superare i pregiudizi basati su orientamento sessuale, identità ed espressione di genere.

È essenziale ripartire innanzitutto dalle scuole e dalle università, tramite un’istruzione gratuita, libera, di qualità e adeguatamente finanziata. È necessario introdurre un’educazione alla sessualità, all’affettività e alle differenze, secondo le linee guida dell’OMS e rivendicare, in generale, una didattica interculturale, laica e inclusiva di tutte le realtà. L’istruzione è fondamentale per eliminare: discriminazioni, ruoli di genere predeterminati e violenza sulle donne. Quest’ultima è un fenomeno strutturale duro a morire anche nella società attuale, che va contrastato partendo dall’educazione alle relazioni in un ambiente libero da pregiudizi e preconcetti.

La struttura stessa delle scuole e delle università deve essere inclusiva, ad esempio tramite l’introduzione del doppio libretto universitario per le persone trans e l’istituzione al loro interno di centri antiviolenza e contro le discriminazioni. Allo stesso tempo è essenziale che si punti alla formazione pubblica del personale scolastico, medico e amministrativo per accogliere chiunque nella maniera più adeguata, attraverso linguaggi e atteggiamenti inclusivi.

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