Documento Politico Roma Pride 2017

Scopriamoci - Corpi senza confini

Il Roma Pride da oltre vent’anni colora le strade della Capitale dando vita alla più grande manifestazione del nostro Paese di persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer e intersessuali (LGBTQI) che si uniranno a tutte e tutti quelli che aspirano a costruire un mondo più giusto.

Così faremo anche quest’anno, il 10 giugno, determinate a mettere al centro i nostri valori, i nostri corpi, i nostri amori e la nostra libertà, in una parola: il nostro orgoglio.

Il nostro cammino parte da lontano, da Stonewall nel 1969, quando l’orgoglio ha spinto la comunità LGBTQI newyorkese a sollevarsi, a resistere contro i continui soprusi e le violenze di chi voleva imporre con la forza un modello e costringere alla clandestinità chi in esso non voleva riconoscersi. Oggi come allora siamo chiamati a opporci contro le forze reazionarie che vorrebbero soffocare la diversità, siamo chiamate a scendere in piazza liberi e armate del nostro orgoglio, con i nostri colori e i nostri corpi, con la nostra gioia e la nostra rabbia, incuranti di coloro che ci vorrebbero omologati e rivendicando la libertà di essere pienamente noi stessi.

Il Roma Pride, consapevole del suo ruolo e della responsabilità di essere il Pride della Capitale, città carica di storia e di significati culturali e religiosi, è e resterà sempre luogo di libertà e di autodeterminazione, lo sarà per chi si è già liberata ma, soprattutto, per chi desidera farlo ma non ne ha ancora la forza.

Il nostro orgoglio sarà la loro forza.

“Scopriamoci” è l’invito che facciamo a tutte le persone che riconoscono nel Roma Pride una grande manifestazione di liberazione e di lotta: scopritevi, come individui che portano in piazza orgoglio e desideri, e scopriamoci come comunità multiforme, capaci di superare i nostri stessi confini e di aprirci alle altre lotte a noi vicine. Come ogni anno dal 1994, attraverseremo le strade di Roma mettendoci allo scoperto per quello che siamo. In un periodo in cui le ombre della sessuofobia e del moralismo tornano ad allungarsi, la parata dell’orgoglio LGBTQI sarà l’occasione per offrire la migliore immagine che abbiamo di noi: i nostri corpi. Nella loro molteplicità e diversità, i nostri corpi superano i confini imposti dal binarismo di genere, da modelli e ruoli stereotipati di femminilità e di mascolinità, dalle identità nazionali, dal perbenismo, dalle norme e dalle classi sociali.

Il Roma Pride, con lo spirito dei moti di Stonewall, si batte contro ogni forma di sopruso, autoritarismo e totalitarismo, facendo propri i principi dell’antifascismo, dell’antisessismo e dell’antirazzismo.

L’anno che ci lasciamo alle spalle è stato carico di eventi preoccupanti. Le forze politiche che promuovono una “società della chiusura” avanzano in tutto l’Occidente, a partire dagli Stati

Uniti dove la nuova presidenza Trump sta mettendo in discussione le conquiste di civiltà degli ultimi anni. Bandire le persone perché di cultura o religione diversa, definanziare le ONG che si occupano di genitorialità responsabile e di aborto, rendere legittimo discriminare sulla base delle proprie convinzioni etiche e religiose sono tutti pericolosi passi indietro per le nostre democrazie. I passi indietro che oggi vediamo negli USA minacciano di arrivare pure in Europa dove si fa sempre più preoccupante l’avanzata dei nazionalismi che vorrebbero muri e confini, dentro e fuori i propri Paesi per escludere e per recludere tutto ciò che è ritenuto “diverso”. Nel frenare questa avanzata la classe politica e dirigente europea si sta rivelando timida e spesso inadeguata, principalmente preoccupata al contenimento del numero di migranti e di richiedenti asilo in fuga dall’orrore. I penosi tentativi di scaricare le responsabilità tra Paesi e istituzioni hanno lasciato ampio spazio all’indifferenza e peggio ancora alla propaganda razzista. Così, mentre in Cecenia torna l’orrore dei campi di concentramento per le persone omosessuali, nella comunità internazionale pochissime voci istituzionali si sollevano per fermare questa barbarie. In tutto il mondo si moltiplicano però gli episodi di “resistenza” a questa involuzione. Una rinnovata coscienza civile sembra poter incarnare il desiderio di difesa delle nostre società come comunità aperte alla diversità. In queste resistenze il movimento LGBTQI assume ovunque un ruolo centrale; pionieri della difesa di chi non ha voce, tocca a noi continuare la battaglia di liberazione di tutti quelli che sono ancora prigionieri. Per questo il Roma Pride ha deciso di mettere al centro le persone, i corpi, le individualità che vanno difese andando oltre tutti i confini, siano essi fisici, psicologici o geografici. Sosteniamo la lotta di migranti, rifugiate e rifugiati e chiediamo, tra l’altro, servizi di assistenza e di mediazione per quei soggetti che rischiano l’esclusione dalla loro comunità di origine in caso si dichiarassero omosessuali.

L’involuzione nella politica dell’Occidente mette oggi in discussione le conquiste ottenute nel corso dei secoli con il sudore, il sangue e talvolta pure la vita di tanti fratelli e sorelle. Tra queste torna a essere messa continuamente in discussione la laicità, presidio fondamentale di tutela di ogni individuo e chiave di volta di qualsiasi società veramente democratica, pluralista e inclusiva.

Il Roma Pride continuerà a essere presidio della laicità delle istituzioni e nella società, difesa della libertà di tutti gli individui e fermo oppositore di ogni forma di ingerenza da parte delle religioni nelle leggi e nelle politiche dello Stato.

È preoccupante, tuttavia, questa involuzione perché mette in pericolo i progressi fatti, pone le basi per nuovi dolorosi passi indietro e pretende di sbarrare la strada a nuove conquiste.

È quanto sta accadendo con i frutti di anni di lotta del movimento femminista, oggi messi nuovamente in discussione da una indegna alleanza tra le forze reazionarie e alcuni esponenti del mondo politico-culturale che rivendicano per sé anni di impegno sul fronte dell’emancipazione delle donne. È quanto accaduto, in particolare, con le polemiche riguardanti la gestazione per altri, alimentate da persone che se in passato hanno combattuto in difesa della libertà di autodeterminazione delle donne, al contrario oggi pretendono di limitarla, finendo con il tendere pericolosamente la mano a quello stesso patriarcato per anni avversato.

A questo processo involutivo politico si aggiunge il drammatico ricorrere nella cronaca del nostro Paese di episodi di violenza inaudita, talvolta mortale, nei confronti delle donne. Violenza che in maniera vergognosa qualcuno cerca di ignorare, minimizzare, di non riconoscere.

Ciascuna donna ha la libertà di decidere per sé. Il Roma Pride si batte per l’autodeterminazione delle donne e perché la società acquisisca, a partire dalla cultura di un linguaggio pienamente consapevole, gli strumenti necessari per liberarsi dai confini imposti dalle prigioni fisiche o culturali del patriarcato e dei suoi inaspettati alleati.

L’autodeterminazione delle donne, così come di tutti gli individui, conosce un solo limite: la libera scelta del soggetto coinvolto.

Il Roma Pride afferma la necessità di rimuovere ogni confine e ostacolo che impedisca la piena autodeterminazione di ogni persona in armonia con la propria identità. Per questa ragione chiediamo interventi normativi che assicurino una gestione clinica etica dei casi di intersessualità, evitando l’imposizione di interventi chirurgici arbitrari e mutilanti nella prima infanzia e tutelando in questo modo il diritto di autodeterminazione dell’individuo nell’età adulta, l’integrità fisica, la dignità dei corpi e delle identità non conformi.

Allo stesso modo chiediamo una corretta informazione sulla realtà transgender, lottiamo contro lo stigma sociale che ancora oggi permea la vita di tante persone trans, rivendichiamo politiche lavorative e di inclusione sociale sensibili. Le Corti hanno infatti posto fine alla violenza del trattamento chirurgico obbligatorio nei procedimenti di rettificazione del sesso anagrafico, non ritenendolo più necessario ma solo funzionale al conseguimento del pieno benessere psico-fisico. Resta tuttavia necessario e urgente un intervento legislativo che riordini e adegui la normativa vigente alle recenti conquiste giurisprudenziali.

Vogliamo essere libere e liberi di scegliere e di esprimere le nostre identità, con i nostri corpi e la nostra fisicità, attraverso percorsi di autodeterminazione che ci conducano a realizzare i nostri progetti di vita e di amore. La nostra lotta proseguirà affinché ciascuna di noi non otterrà il riconoscimento e la tutela che merita sia nella sua individualità, sia nelle forme di affettività e relazione che desidera, anche fuori dai modelli e gli schemi considerati tradizionali.

Lo scorso anno, al grido di “Chi non si accontenta lotta”, il Roma Pride è sceso in piazza per rivendicare con orgoglio l’inarrestabilità della propria lotta, il non volersi e potersi accontentare di una legge che, sebbene abbia risolto importantissime esigenze pratiche della vita di molte coppie omosessuali, ha riservato soltanto alle coppie eterosessuali il privilegio di accedere al matrimonio, introducendo così, di fatto, un istituto segregante.

Continueremo pertanto a lottare finché gli istituti vigenti del nostro ordinamento non saranno aperti a tutti i suoi cittadini e le sue cittadine, finché tutte e tutti non potranno scegliere liberamente non solo di sposarsi, ma ugualmente di riconoscere alla nascita i propri figli e di adottare pienamente quelli che già esistono anche nel caso di coppie separate. Rifiutiamo le manovre politiche che tendono a strumentalizzare una pur necessaria riforma della legge sulle adozioni al fine di renderla, di fatto, l’unica concessione possibile alla genitorialità delle coppie omosessuali e delle persone singole. L’adozione deve poter essere una scelta, non un percorso obbligato.

Chiediamo, infatti, il pieno accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per tutti e tutte, la fine della discriminazione nell’accesso alla fecondazione eterologa per le coppie formate da donne e per le donne singole nonché una legislazione che permetta la gestazione per altri anche nel nostro Paese, rispettosa della libertà di autodeterminazione delle donne che scelgono di fare le gestanti in maniera libera e consapevole.

I nostri corpi non accettano i confini imposti dal perbenismo sessuofobico, dai benpensanti del “si fa ma non si dice”. Per questo motivo rivendichiamo apertamente la nostra libertà sessuale, conquistata con decenni di lotte e con il sacrificio personale di molti e molte. Negli ultimi mesi un nuovo attacco è stato rivolto alla nostra comunità, accusata di essere promiscua perché vive la sessualità liberamente, fuori dalle opprimenti regole sociali che vorrebbero ignorarla. Questo ci spinge a rivendicare con ancora più forza e determinazione la nostra libertà sessuale e a farlo con orgoglio.

Occorre educare i giovani al sesso e a una sessualità libera in maniera consapevole e laica. Per questa ragione rivendichiamo l’attuazione di seri programmi di informazione e prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili, contro ogni forma di moralismo camuffato da pudicizia. La tutela della salute non può essere nella disponibilità degli integralisti.

Con lo stesso spirito chiediamo interventi per combattere lo stigma sociale che colpisce le persone in HIV, con campagne di informazione rispettose e corrette riguardo alla sieropositività e l’AIDS, senza cadere in una sessuofobia anacronistica.

Nell’inerzia e nel disinteresse della classe politica omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia avanzano nei discorsi pubblici e, soprattutto, nelle violenze quotidiane. La nostra lotta per la tutela delle vittime di violenza non si arresta ma riteniamo fondamentale che le istituzioni facciano la propria parte. Per questa ragione chiediamo un intervento legislativo che estenda la legge Mancino-Reale ai casi di violenza nei confronti delle persone LGBTQI. Siamo consapevoli del fatto che una legge non risolverà del tutto il problema, ma riteniamo essenziale che il Legislatore si esprima con fermezza sulla gravità di queste violenze fisiche, psicologiche e verbali che minano il benessere di tutta la comunità.

Allo stesso modo riteniamo sia giunto il momento che la legge dello Stato ponga definitivamente fine al dilagare delle sedicenti “terapie riparative” che, facendo leva sulla sofferenza provocata dalla stessa omofobia sociale, si rivelano come vere e proprie violenze organizzate ai danni dei più deboli ad opera di apprendisti stregoni senza scrupoli.

Riteniamo essenziale che lo Stato torni a impegnarsi sull’educazione alle differenze nelle scuole facendone uno dei pilastri della formazione dei giovani. Solo in questo modo si potrà condurre una battaglia efficace contro le violenze di genere e nei confronti delle persone LGBTQI. Anche in questo caso l’educazione dei giovani non può essere tenuta ostaggio degli integralisti che, agitando spettri immaginari e approfittando dell’ignoranza diffusa, cercano di fare regredire la nostra società giorno dopo giorno. È necessaria una ferma risposta delle istituzioni scolastiche e dello Stato perché la formazione dei cittadini e delle cittadine di domani non è solo una questione interna alle famiglie ma, soprattutto, un interesse collettivo.

Il Roma Pride continua a guardare con preoccupazione alla propria città. Lettere di sfratto e richieste di risarcimento continuano ad arrivare indiscriminatamente a tante realtà associative che arricchiscono il tessuto sociale cittadino, spesso colmando con fatica le lacune dei servizi pubblici.

Il Roma Pride si batte per la tutela della funzione sociale dei beni comuni, riconoscendo il valore politico e culturale delle esperienze di autogestione e di riutilizzo sociale degli spazi abbandonati o aggrediti dalla speculazione. Chiediamo che l’amministrazione capitolina si impegni a risolvere definitivamente la questione dei beni comuni, riconoscendone in pieno la funzione e affidandoli a quelle stesse realtà che oggi, a causa dello sfratto, rischiano di dover cessare definitivamente la propria attività e il proprio servizio.

Il Roma Pride intende costruire, insieme a tutte le forze vive della Capitale e del Paese, un tessuto culturale e sociale aperto e inclusivo che faccia delle differenze una ricchezza. Vogliamo condividere questo percorso con tutte le persone che subiscono gli effetti più duri di stigma, emarginazione, discriminazioni e violenza: donne, migranti, diversamente abili, lavoratrici e lavoratori vittime di precarietà e sfruttamento, Rom, non credenti, credenti di minoranze religiose, giovani e studenti.

Particolare attenzione va riservata alle persone che, per proprie caratteristiche e per condizioni di salute o sociali, subiscono pluridiscriminazioni e più di altre rischiano di essere marginalizzate ed escluse. Chiediamo quindi parità di accesso all’informazione, alla formazione e

alle attività della vita quotidiana in genere anche per chi, come le persone sorde, sconta il fatto di far parte di una minoranza linguistica che lotta da anni per il suo riconoscimento e la visibilità della sua differenza.

Il 10 giugno il Roma Pride sarà in piazza, ancora una volta, in un’invasione pacifica che vedrà insieme persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e transgender, queer, intersessuali ed eterosessuali unite dalla certezza che il reale cambiamento sia possibile solo se c’è qualcuno

disposto a spingere per ottenerlo, solo così possiamo essere realmente CORPI SENZA CONFINI.

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